IL LINGUAGGIO PUBBLICITARIO AI TEMPI DEL COVID
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È stato confermato in numerose ricerche che la pubblicità non esprime solo significati di tipo commerciale, ma rappresenta uno specchio sociale e linguistico della realtà circostante. Gli inevitabili cambiamenti occorsi nella quotidianità e nello stile di vita come conseguenza della pandemia all’inizio del 2020 hanno portato a mutamenti visibili anche nella comunicazione pubblicitaria. Mettendo in secondo piano il focus sui prodotti pubblicizzati e nascondendo apparentemente i motivi persuasivi e commerciali, gli spot pubblicitari della prima fase del lockdown abbondavano di messaggi i quali riflettevano innanzitutto le funzioni emotive del linguaggio pubblicitario. Seguendo i fili narrativi principali della comunicazione pubblicitaria dall’inizio della pandemia fino alle fasi di ripresa (l’Italia e l’italianità, la contrapposizione fuori: dentro, il ruolo della tecnologia, il recupero dei momenti persi, il ruolo della vaccinazione) la lingua pubblicitaria si è adattata alle esigenze della nuova normalità. Le funzioni conative sono state sostituite da quelle poetiche e emotive. Dopo un certo periodo, il linguaggio pubblicitario è tornato nel focus delle ricerche accademiche e professionali. Lo scopo di questo articolo è quello di esaminare aspetti linguistici del linguaggio pubblicitario ai tempi del Covid tenendo in considerazione le peculiarità morfosintattiche, semantiche e retoriche della lingua pubblicitaria, nonché il rapporto fra il codice verbale e iconico usato nelle pubblicità di questo periodo.
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